I momenti di tenerezza arrivano per tutti. In questo articolo parlerò di Superdry ma non di quello che pensate* voi. (*Superdry= brand inglese che usa ideogrammi a caso perché il Giappone è so so cool now)
L’altro giorno è passato a trovarmi il mio amico Marco con Filippo, il suo bambino di 1 anno e mezzo circa. Marco lo conosco da quando siamo nati e quindi mi considero un po’ la zia di Filippo, anche se devo ammettere che a volte è davvero sfibrante.
Comunque, neanche 15 minuti di chiacchiere e pettegolezzi vari ed ecco fluttuare a mezz’aria la frase più temuta da ogni donna single su questo pianeta: “mi sa che è ora di cambiarlo!”.
A questo punto nella mia testa scatta il codice rosso e m’immagino scene apocalittiche di cambi di pannolino stile “3 uomini e un bebé”, perché di solito ho visto Chiara, sua moglie occuparsi della questione. Allora mi ritrovo a pensare: “ce la farà?”, “dovrò asciugare piscio di neonato dal divano nuovo?” Perché diciamocelo, Marco non è mai stato una persona pratica, è bravo a fare i suoi conti e progetti ma sul lato pratico/manuale è sempre stato un disastro.
E invece eccolo lì, armeggiare sicuro e affettuoso tra pannolini e salviette e in quattro e quattr’otto Filippo è di nuovo in piedi a sbriciolare tenacemente biscotti sul mio tappeto a pelo lungo… Visibilmente sbalordita se abbia fatto frequentare un corso specifico per padri impacciati. Allora mi mostra la confezione di Huggies Superdry e mi spiega che sono “a prova di papà”.
- Pregi enunciati da Marco con parole di Marco:
- Barriere laterali contro quella grossa e quelle liquide
- Banda elastica più aderente per bambini esagitati…
- Interno super assorbente… “non puoi capire quanta ne fanno”
- Con questi (inteso Huggies Superdry) vedrai che non scappa…
Poi ridacchiando mi dice: “prendi nota, prima o poi ti tocca!”
– Ehm, mi stai dando dell’imbranata?!” -_-!
Ok, al momento non mi sento la persona più materna al mondo, però anche io ho i miei momenti di pucciosità e vedere Marco prendersi cura del proprio figlio con cognizione di causa, mi ha fatto sospirare un lungo “oooohhhhhhh!” e pensare che quel bambino che a 6 anni rimase intrappolato per ore nel sua stessa fortezza di cartone, era diventato un uomo e un padre e che tutto ciò è bellissimo.